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Maltempo, inquinamento e attività dell’uomo, «Adige è sotto stress»

La combinazione tra la presenza di batteri fecali e l’eccessiva pressione esercitata dalla presenza umana rende preoccupanti le condizioni del fiume Adige. Una preoccupazione espressa ieri, 23 giugno, da Legambiente Veneto che ha fatto tappa a San Giovanni Lupatoto con Operazione Fiumi, la campagna di ambientalismo scientifico realizzata grazie al supporto tecnico di Arpav, al contributo di Coop Alleanza 3.0, e al patrocinio dell’Autorità di Bacino del Distretto Fluviale del Po e dell’Autorità di Bacino del Distretto delle Alpi Orientali e al partner tecnico Strada.

Legambiente ha prelevato campioni di acqua dall’Adige in sette punti, tre dei quali in provincia di Verona. In questi campioni sono stati osservati alcuni parametri, come la presenza del batterio Escherichia coli, del glifosato e del Pfas. E i primi dati disponibili sono quelli relativi all’Escherichia coli, parametro cercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali.

Su sette punti monitorati lungo il fiume, due campioni hanno mostrato valori superiori a 5.000 mpn per 100 millilitri d’acqua, limite di scarico raccomandato. Gli esondazioni sono stati registrati a Zevio e alla foce di Rosolina. E Legambiente ha anche sottolineato che solo due dei sette prelievi hanno valori inferiori a 1.000 mpn/100ml, valore oltre il quale si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre vincoli all’uso irriguo.

A questi dati, l’associazione ambientalista regionale ha poi aggiunto quelli dell’Arpav relativi al 2023, che mostrano un buono stato chimico del bacino del fiume Adige, con l’eccezione di tre casi, tra cui il torrente Alpone e il fiume Antanello, con superamenti della qualità standard della media annua del Pfos.

E oltre che per la qualità delle sue acque, l’Adige preoccupa per la sua condizione morfologica, dovuta anche al maltempo. «L’Adige è sotto stress idrogeologico da oltre 70 giorni consecutivi – ha spiegato Giulia Bacchiega, vicepresidente di Legambiente Veneto – e questa situazione ci preoccupa molto perché se è vero che deriva dalle precipitazioni eccezionali a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi, è altrettanto evidente che questo perdurare dell’emergenza idraulica si intreccia con il cattivo stato di salute morfologico del fiume, cioè con la riduzione dello spazio vitale per il deflusso delle acque e la relativa riduzione della capacità di assorbire e drenare le acque in l’evento di alluvione. Di conseguenza gli impianti di depurazione sono sottoposti a stress eccessivi con riduzione della capacità di depurare efficacemente le acque dai reflui civili e industriali che confluiscono nel fiume, restituendoci valori di allerta per la qualità delle acque. E se il fiume straripa, è bene ricordare, quest’acqua contaminata da batteri fecali, PFAS, pesticidi e altri inquinanti finisce nelle nostre strade, case, campi, frutteti e giardini. Per l’Adige occorre maggiore attenzione al suo stato morfologico: avviare la rinaturalizzazione di questo fiume, a partire dal suo corso medio, potrebbe essere un passo decisivo”. Ma non è solo maltempo. Secondo Legambiente, infatti, il tratto veronese dell’Adige è quella sottoposta alle maggiori pressioni dal punto di vista antropico e geomorfologico e in particolare nelle zone di Zevio e San Giovanni Lupatoto «L’impermeabilizzazione del nostro territorio continua a progredire – ha aggiunto Maurizio Malvestio di Legambiente Medio Adige cerchio – poiché in queste aree, a breve termine, potrebbe sorgere un ulteriore polo logistico che sottrarrebbe 12,7 ettari di terreno vergine in prossimità del fiume per creare un edificio di circa 770mila metri cubi che cancellerà un tratto di un antico sentiero ( che è anche un corridoio ecologico) e devierà la pista ciclabile delle Risorgive. Legambiente dice “No” al Centro Logistico di via Maffea a Campagnola di Zevio perché è una struttura molto grande, incompatibile con il territorio circostante già fortemente antropizzato. Il Tar del Veneto aveva annullato l’intero iter autorizzativo, ma oggi la costruzione del Centro Logistico potrebbe ricevere il via libera perché le amministrazioni di San Giovanni Lupatoto e Zevio sono disposte ad accettare la “compensazione ambientale” proposta dal costruttore. Una decisione che riteniamo assolutamente inadeguata e del tutto miope”.

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