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Maturità 2024: per il ministero sarà un “Capolavoro”. Ma basta il riassunto delle competenze pe…

Al via questa mattina la prima prova della Maturità 2024, con la prima prova di italiano. Ma mentre circa 56mila studenti e studentesse si cimentano in uno dei percorsi proposti, c’è una questione su cui vale la pena soffermarsi, anche solo per provare a comprendere il bivio imboccato dalla scuola italiana.

Il “Capolavoro”: la novità per la Maturità 2024

Come avrete sentito, tra le novità più importanti del diploma di scuola superiore 2024 c’è “Masterpiece”, un progetto che ha il compito di raccontare le competenze acquisite e i progressi compiuti durante i cinque anni di scuola superiore dagli studenti. Se in questo esatto momento l’immagine che hai davanti è un grande punto interrogativo nero su sfondo bianco, sei in buona compagnia. Molti si ritrovano nella stessa situazione, incerti se considerare “Capolavoro” un’idea brillante o l’ennesima idea dalla dubbia utilità didattica. Ma veniamo a noi: i laureati sono stati invitati a caricare in un apposito spazio virtuale, per essere sottoposto all’attenzione di docenti e tutor, un elaborato in cui illustravano le conoscenze acquisite durante il percorso scolastico – e oltre –. Se fino a questo punto la questione continua a non essere chiara, preparatevi al peggio. “Capolavoro” non verrà discusso durante l’esame, ma rappresenterà spunto per domande e approfondimenti da parte della commissione. Ciò significa che non verrà valutato, ma, per quanto ne sappiamo, avrà l’obiettivo di rompere il ghiaccio.

Esami finali

Con un po’ di fantasia, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad una vetrina di sé stessi, attraverso la quale poter mettere in bella mostra le proprie passioni, competenze ed esperienze. Una prima bozza di CV? Più che altro l’estensione diretta di un Instagram casuale in formato saggio che, quando andrà bene, sarà almeno simile alla realtà. “Capolavoro” può essere un racconto, un articolo, un brano musicale, un disegno, un esperimento. L’importante, a prescindere dalla forma espressiva, è che riesca a descrivere lo studente che possiede un’opera di grande eccellenza.

Certificare le competenze acquisite

L’unica regola da rispettare riguarda l’associazione del “Capolavoro” ad una o più competenze tra quelle registrate dalla piattaforma, in conformità con il quadro europeo delle competenze. Ciò significa che “Masterpiece” ha il compito di dimostrare competenze alfabetico-funzionali, multilingue, matematiche, scientifiche e tecnologiche, digitali, personali, sociali relative ai campi dell’apprendimento, dell’educazione civica, dell’imprenditorialità, della consapevolezza e delle espressioni culturali. Un’opera d’arte, essenzialmente, che ha il compito di restare in un solco ben definito e che ha il preciso compito di dimostrare qualcosa a qualcuno e non di esistere come tale. A dimostrazione di ciò c’è il fatto che “Masterpiece” è obbligatorio. Gli studenti dovevano caricarlo sull’e-portfolio della piattaforma unica del Ministero dell’Istruzione e del Merito nei tempi stabiliti. Questo per quanto riguarda la libera espressione di sé, si potrebbe aggiungere.

L’esagerazione del titolo e la sottile discriminazione

Studente durante il colloquio individuale per l'esame finale (foto d'archivio)

Studente durante il colloquio individuale per l’esame finale (foto d’archivio)

Ora che avete imparato le nozioni base relative a “Capolavoro” e che, probabilmente, esattamente come chi scrive, conoscete esattamente come prima, una riflessione è d’obbligo: potrebbe essere che il Ministero, preso dall’ansia per l’andamento della promozione Sul fronte del merito, avete esagerato un po’ nell’usare la parola “Capolavoro” per dare un nome a qualcosa che ha tutte le apparenze di un argomento a scelta utile a mettere a proprio agio ragazze e ragazzi?

Andando più a fondo, si potrebbe aggiungere che “Masterpiece” rischia di essere addirittura discriminatorio: non tutti gli studenti hanno avuto le stesse opportunità – anche economiche – di accedere ad esperienze extracurriculari degne di essere annotate sul foglio bianco di “Masterpiece”. L’idea di un “livello” attraverso il quale farsi un’idea degli studenti in base alle loro esperienze non sembra essere la soluzione migliore per consentire loro di affrontare con disinvoltura l’esame finale. Al contrario, ha tutta l’apparenza di essere utile solo a creare disagio personale e relazionale. C’è poi un’ultima domanda, quella principale: tutti i ragazzi sono un “Capolavoro” e non basta certo uno spazio vuoto da riempire per raccontare le infinite possibilità che sono capaci di essere. Pensare che una ragazza o un ragazzo possano chiudersi entro i confini molto ristretti di ciò che hanno fatto per capire chi sono è sbagliato e pericolosamente fuorviante, soprattutto in una società fragile come quella attuale. Nessuno è proprio quello che ha fatto, soprattutto se “Ha diciotto anni, non sa dove aggrapparsi, non sa con chi parlare”, restando nella metafora musicale.

E allora ha ragione Chiara Valerio a dire nel reel dedicato alla maturità che questo “Capolavoro” non solo non la convince, ma proprio non lo capisce. Dopotutto, trovare un significato in ciò che non ne ha non è altro che tempo mal investito. Quindi buon primo tentativo a tutti e che i vostri siano capolavori quotidiani, anche quando non sembrano. Che la vita va così, prima e dopo il liceo.

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