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Ritrovato un relitto di nave tra i più antichi al mondo a 90 km dalla costa di Israele

Pochi giorni fa l’Autorità israeliana per le antichità ha reso pubblica un’importante scoperta archeologica avvenuta nel 2023 a circa 90 km dalle coste di Israele e a una profondità di 1800 metri sotto il mare: è stato scoperto un antico relitto di nave, risalente al 3300 e 3100 anni fa, quindi nell’età del bronzo. La scoperta, associata al rinvenimento del carico di anfore che la barca trasportava, potrebbe cambiare ciò che sapevamo sulla navigazione in quest’epoca remota. Il relitto è stato intercettato durante alcuni lavori di esplorazione sui fondali del Mediterraneo orientale da parte della compagnia petrolifera britannica Energian. Gli operatori del sottomarino telecomandato hanno notato la presenza di una distesa di anfore sul fondo fangoso, e hanno immediatamente allertato le autorità israeliane.

L’unità marittima dell’Autorità israeliana per le antichità si è subito messa al lavoro. A bordo della nave Energy Star, dotata di tutte le tecnologie necessarie per mappare i fondali, gli archeologi hanno potuto effettuare il rilievo del relitto e il recupero meccanico di alcune delle anfore che la nave trasportava.

L’indagine archeologica cercò di essere la meno invasiva possibile e furono recuperate solo due anfore. Sulla base dei dati raccolti, la nave era lunga tra i 12 e i 14 metri, e trasportava una grande quantità di anfore del tipo cosiddetto “cananeo”, alcuni dei più antichi contenitori da trasporto conosciuti nel Mediterraneo antico, provenienti dalla costa levantina .

Immagine

Modello del relitto di Uluburun, ritrovato al largo delle coste turche. Credito: Martin Bahmann

La scoperta è davvero eccezionale per due motivi. Innanzitutto, i relitti dell’età del bronzo di cui siamo a conoscenza sono pochissimi: i più noti sono quelli di Capo Gelidonya e quello di Uluburun, rinvenuti al largo delle coste della Turchia. Si arricchisce quindi la nostra conoscenza degli scambi e dei commerci in questo periodo importante per la storia del Mediterraneo. La sfortunata nave affondò in un momento in cui il Vicino Oriente e l’Europa mediterranea erano più interconnessi e collegati che mai.

In secondo luogo, a suo modo, la scoperta di questo relitto è di grande importanza perché mette in discussione una delle credenze che avevamo riguardo alla navigazione durante l’età del bronzo. Fino ad oggi si credeva che i marinai di più di 3000 anni fa non fossero in grado di navigare in mare aperto, ma praticassero la navigazione di “cabotaggio”, cioè tenendo sempre la terra in vista per orientarsi. Il relitto ritrovato al largo delle coste israeliane si trovava invece a 90 chilometri dalla terra, in mare aperto, senza alcun contatto visivo o punto di riferimento. Ciò farebbe pensare che i marinai dell’epoca sapessero già orientarsi sfruttando la posizione del sole e delle stelle.

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